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Il Manipolatore Affettivo
manipolatore
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Negli ultimi anni si sente parlare sempre di più di Manipolatori Affettivi.

Questo termine rimanda all’idea di una categoria di persone particolarmente pericolosa, diversa dalla gente comune.

Tuttavia, nella realtà un manipolatore affettivo può nascondersi dietro chiunque.

Può essere il proprio partner, un familiare, un amico o un collega.

Per questo è importante comprendere cosa si intende con manipolazione affettiva e come riconoscere se si è vittima di un manipolatore.

Il manipolatore affettivo è una persona con forti tratti narcisistici che per mantenere alta la propria autostima e proteggere il proprio senso di sé necessita di avere accanto una persona da sfruttare per il proprio bisogno di considerazione.

Il manipolatore tende così a sfruttare il bisogno di affetto e le vulnerabilità di un’altra persona con il fine di insinuarsi nella sua vita fino a che la sua vittima diventi totalmente dipendente da lui.

Una volta insinuatasi la dipendenza, infatti, il manipolatore potrà contare sul nutrimento narcisistico di cui necessita costantemente.

Le tecniche utilizzate maggiormente dai manipolatori per indurre dipendenza sono:

  • Seduzione: uso di fascino, lodi e adulazioni al fine di far abbassare le difese dell’altro. Si mostra inizialmente disponibile e altruista così da suggerire l’immagine di una persona seria e affidabile.

  • Bugie: i manipolatori tendono a mentire frequentemente, omettendo parte della verità, distorcendo la realtà fino ad indurre l’altro a credere alle sue parole seppure speso irrazionali e non supportate dai fatti.

  • Negazione: il manipolatore nega costantemente l’evidenza, non ammettendo mai i propri errori ma, anzi, inducendo l’altro a credere di essere lui nel torto.

  • Deviazione: di fronte a domande dirette tende a deviare la conversazione su altri argomenti, non rispondendo mai completamente, soffermandosi su particolari irrilevanti e fornendo risposte vaghe.

  • Senso di colpa: il manipolatore induce costantemente sensi di colpa nell’altro. Quando, ad esempio, l’altro si lamenta di lui, il manipolatore tende a farlo sentire egoista e troppo attento ai suoi bisogni, inducendo confusione e senso di colpa così che alla fine tenderà ad accettare qualsiasi cosa.

  • Sarcasmo: continue prese in giro, spesso sottili o fatte passare come scherzi innocenti, inducono nell’altro una sempre minore autostima fino a sentirsi inadeguata e bisognosa di lui.

  • Vittimismo: il manipolatore si mostra costantemente come vittima delle situazioni, non si assume mai le proprie responsabilità con il fine di indurre compassione verso di lui, nonostante i continui errori e comportamenti sbagliati.

  • Razionalizzazione: utilizza in maniera subdola la logica, facendo apparire razionali affermazioni e comportamenti totalmente irrazionali e poco credibili.

  • Isolamento: il manipolatore tende ad indurre liti tra la vittima e le persone a cui è legata al fine di isolarla. In questo modo la vittima si ritrova sola, sviluppando dipendenza da lui. Può anche spingere la vittima a lasciare il proprio lavoro così da diventare anche economicamente dipendente.

  • Comportamenti passivo-aggressivi: il manipolatore manifesta spesso la propria rabbia in modo passivo.
    In questo modo è difficile, se non spesso impossibile, poter rispondere ad un attacco perché questo è camuffato da atteggiamento normale.
    Se la vittima dovesse rispondere ad un attacco passivo-aggressivo può così ritrovarsi ad essere accusata di essere lei ad aver attaccato per prima.

  • Rabbia esplicita: in alcune occasioni il manipolatore può manifestare una rabbia esplicita e, spesso, esplosiva. Minacce, prevaricazione, violenza fisica inducono paura e senso di impotenza.

Si evince com il manipolatore affettivo sfrutti il bisogno di essere amati presente in ogni persona.

Il manipolatore nella prima fase, infatti, fa sentire l’altro amato e lo tratta come la persona più importante del mondo.

È sempre disponibile e presente, si presenta come il salvatore, come colui di cui non si potrà mai più fare a meno.

Quando il rapporto è consolidato, tuttavia, lentamente applica le tecniche elencate precedentemente per insinuare l’autostima dell’altro, indurre sensi di colpa, renderlo insicuro e spaventato.

In questo modo l’altro inizia a giudicarsi incapace ad affrontare la vita da solo e questo inevitabilmente accresce il suo bisogno di avere qualcuno che si prenda cura di lui.

Purtroppo la vittima, ormai bisognosa e sofferente, poiché nel tempo è stata fatta isolare, si ritrova sola.

Il manipolatore, a questo punto, è l’unico a cui potersi rivolgere per ricevere almeno qualche parvenza di affetto e supporto, sviluppando così una vera e propria dipendenza relazionale da lui.

Le conseguenze per la vittima non sono solo solitudine, ma anche vari sintomi, psicologici e fisici, come ansia, attacchi di panico, paura, tristezza costante, insonnia, mal di testa, disturbi alimentari.

Riconoscere i manipolatori affettivi non è semplice perché i loro comportamenti sono subdoli ed inducono nell’altro inizialmente senso di appagamento e felicità e, successivamente, smarrimento e dipendenza.

Se, all’interno di una relazione ci si sente spesso in confusione, spesso si viene accusati o messi in discussione è possibile che ci si ritrovi in una relazione manipolativa.

In questi casi può essere utile rivolgersi ad uno psicologo per capire cosa stia succedendo a se stesi e al rapporto.

Un psicologo non solo può permettere di comprendere la reale natura dell’altro ma, soprattutto, può aiutare a trovare la forza di sottrarsi a questo tipo di relazione, ritrovando il proprio benessere e la propria serenità.

Dott. Francesco Scaccia
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Bibliografia

  • Christophe Carré (2018). Le armi nascoste della manipolazione. Come smascherarle, disinnescarle e farne buon uso, Feltrinelli.
  • Cialdini R. (2009). Le armi della persuasione. Come e perché si finisce col dire di si, Giunti.
  • Mammoliti C. (2014). Il Manipolatore affettivo e le sue maschere. Sonda Editore

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