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Dott. Francesco Scaccia
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La Coppia Ipermoderna 22.12.2020
coppia
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L’epoca attuale è stata definita da molti studiosi come “Epoca Ipermoderna”.

Con il termine ipermodernità si fa riferimento alla diffusione capillare della tecnologia che ha cambiato in maniera radicale la vita di ogni persona.

L’epoca ipermoderna si caratterizza inoltre dalla consapevolezza che la realtà non è qualcosa di oggettivo ma è sempre mediata dalle immagini e dalle costruzioni culturali.

Il mondo che ci circonda, secondo questa visione, non è un qualcosa di separato da noi che possiamo descrivere in maniera obiettiva.

Ogni cosa che percepiamo è sempre il frutto di un’interpretazione (soggettiva o culturale).

L’epoca ipermoderna si caratterizza per:

  • assenza di garanti

  • crisi delle appartenenze

  • cultura dell’urgenza

  • omologazione

  • assenza di limiti

  • fragilità narcisistica

  • fluidità identitaria

  • difficoltà di soggettivazione

  • crisi dei processi di simbolizzazione

  • indistinzione generazionale

  • nuove modalità di legame

Gli elementi sopra citati hanno avuto effetti inevitabili sulle relazioni di coppia.

Sempre più spesso si assiste ad un vero e proprio consumismo di coppia.

Ci si unisce all’altro in maniera utilitarista.

Si consuma la relazione come fosse un oggetto qualsiasi finché non ha più nulla da dare o finché non ci si annoia, per poi passare al partner successivo.

Il concetto di coppia duratura, che richiede sforzi, sacrifici e, alle volte, lacrime, viene visto come qualcosa di antico da cui rifuggire.

Il partner viene visto come un’estensione del sé.

A causa della fragilità narcisista che colpisce tutti i figli di questa nuova epoca, le persone si sentono smarrite, senza un vero e propio senso di appartenenza e punti di riferimento.

L’unione con l’altro, dunque, assume la valenza di una vera e propria assimilazione.

Il partner non deve far altro che rispecchiare il proprio senso di Sé, senza mettere in discussione l’altro, pena la rottura della relazione.

La fragilità narcisistica, infatti, non permette dubbi sul proprio senso di sé, le differenze vengono percepite come pericolose.

La propria identità e autostima, costruita con fatica, raccogliendo pezzi staccati di sé, necessita di essere costantemente nutrita.

Molti studiosi, per descrivere questa nuove relazioni, ha coniato il termine di Me-marriage.

Molte coppie, infatti, nascono per soddisfare i propri bisogni narcisistici e la coppia viene vista come strumento di realizzazione personale, anziché luogo di condivisione e arricchimento reciproco.

L’altro non può andarsene né apportare elementi nuovi che possono modificare la propria identità, i propri progetti e bisogni personali del partner.

L’altro viene visto solo come sostegno anziché come elemento di crescita e mutamento generativo.

Le difficoltà di coppia, le crisi, i litigi, sono considerati come non tollerabili perché vissuti come insulti e attacchi diretti a sé, con il rischio della rottura della propria identità.

Spesso i tradimenti nascono proprio da questa continua ricerca di consenso e nutrimento del proprio Sé.

Quando l’altro non è abbastanza nutritivo, si tende a ricercare elementi identitari fuori dalla coppia.

Le coppie ipermoderne sono spesso delle coppie simbiotico-fusionali.

Il partner deve essere sempre presente, la sua assenza viene vissuta come assenza di se stessi, con crescente angoscia di abbandono e morte.

Le coppie, allo stesso tempo, si caratterizzano per un profondo terrore della dipendenza.

Ciascun partner teme il legame profondo con l’altro.

Investire, infatti, in una relazione può comportare il rischio di perdere una parte di sé qualora il legame si dovesse interrompere.

L’identità ipermoderna, senza punti di riferimento, non può permettersi questo rischio.

È per questo che molte coppie, nonostante atteggiamenti simbiotici, tendano a mantenere profondi elementi di separatezza tra partner.

Le coppie ipermoderne sono delle coppie che vivono in un costante presente.

Il passato non rappresenta più un elemento costituente.

Il futuro è visto come qualcosa di spaventoso.

Questo porta anche ad una diminuzione di impegno nel legame, con conseguente instabilità ed eccessiva fragilità.

I partner vivono una costante angoscia ambivalente di unirsi all’altro e al tempo stesso di perderlo.

Per uscire da questa costante confusione ed angoscia quello che dovrebbero fare i partner è costruire un’identità del noi.

Come diceva Caillé, 1 più 1 non fa 2 ma 3.

La coppia, infatti, non è la semplice somma dei due partner ma è un qualcosa con un’identità e vita propria.

Nasce dai due partner ma dopo un po’ di tempo tende a trascenderli.

Per costruire l’identità di coppia è importante, per prima cosa, modulare i livelli di presenza dell’Altro da sé.

È importante che la coppia accolga le differenze dell’altro e le integri in qualcosa di generativo e nuovo, che prima dell’unione non esisteva.

È importante che la coppia definisca confini attorno a se stessa, delimitando ciò che è della coppia e ciò che è del contesto esterno.

I due partner, inoltre, dovrebbero imparare quanto ciascuno tenda a proiettare elementi propri, spesso difetti non accettati, sull’altro.

I partner dovrebbero negoziare delle prescrizioni sociali che indichino cosa è concesso e cosa no alla coppia.

Regole che integrino aspetti culturali ed elementi soggettivi, per creare regole proprie che permettano al legame di crescere e svilupparsi e, allo stesso tempo, di difendersi dalle incursioni esterne.


Creare obiettivi condivisi è ciò che permette di dare progettualità alla coppia, di proiettarsi nel futuro con senso di speranza e voglia di attraversare le tempeste che inevitabilmente si troveranno lungo il percorso.

Spesso per raggiungere questo obiettivi può essere utile un percorso di psicoterapia di coppia.

Con il supporto di uno psicologo, la coppia può tornare immaginariamente al momento della propria nascita, ripercorrere i primi vagiti del legame ed individuare che cosa sta impedendo ai partner di procedere lungo il percorso che da due entità separate li ha portati alla creazione di un rapporto che li ha uniti.




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Bibliografia

  • Andolfi Maurizio (1999). La crisi della coppia, Raffaello Cortina Editore.

  • Caillé Philippe (2007). Uno e uno fanno tre, Armando Editore.

  • Monguzzi Fabio (2006). La coppia come paziente. Relazioni patologiche e consultazione clinica, Franco Angeli.


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