La depressione post-partum è un disturbo molto frequente nelle neomamme.
Si presenta, in media, nel 12% delle madri ed esordisce generalmente tra il primo e il terzo mese dopo la nascita del figlio.
Il periodo perinatale, infatti, è una fase in cui entrambi i genitori presentano una forte vulnerabilità psicologica tanto che i disturbi affettivi in questo periodo della vita possono presentarsi con una frequenza due o tre volte maggiore rispetto ad altri periodi.
È importante distinguere quello che viene definito maternity blues dalla vera e propria depressione.
Una leggera tristezza e malinconia è infatti normale che si manifestino nei giorni immediatamente successivi al parto, ma questi tendono a sparire spontaneamente dopo pochi giorni.
La depressione post-partum, invece, è un vero e proprio disturbo psicologico che può protrarsi per diversi mesi e anni ed avere conseguenze dirette sul rapporto madre-figlio e sul loro benessere psicho-fisico.
Il disturbo può manifestarsi in forma più o meno grave con la seguente sintomatologia:
- umore irritabile o triste quasi ogni giorno
- stanchezza
- ansia
- sensazione di essere inadeguate
- perdita di interesse o di piacere per quasi tutte le attività
- difficoltà di attenzione e concentrazione
- disturbi del sonno
- aumento o diminuzione dell’appetito.
Spesso si immagina la gravidanza ed il parto come un periodo felice, il più bello della vita di una donna.
In realtà, il diventare genitori si caratterizza per la presenza di forti paure, insicurezze ed è un periodo di forte vulnerabilità.
Spesso le donne si vergognano del proprio stato di malessere, credono di essere sbagliate proprio perché nella nostra società si è diffuso il mito della mamma felice e competente.
Nella depressione post-partum l’elemento che si presenta con maggiore frequenza è proprio l’insicurezza circa la propria capacità materna.
La madre si giudica incompetente, si colpevolizza e tutto ciò può portare ad un’eccessiva preoccupazione per la salute del neonato oppure in una forte ostilità e rifiuto verso di lui.
La depressione post-partum può essere causata da vari fattori.
La depressone può essere indotta dai cambiamenti ormonali successivi al parto che possono agire sullo stato di benessere psichico della donna, con conseguente abbassamento del tono dell’umore, carenza di energie, difficoltà nel sonno, cambiamenti nelle abitudini alimentari.
Anche gli aspetti psico-sociali hanno un forte impatto sulla genesi della depressione.
Eventi stressanti durante la gravidanza o nei primi mesi successivi al parto possono facilitare l’esordio del disturbo.
Si pensi, ad esempio, a come influisce lo stato di salute del neonato sull’autostima della madre che può vivere la malattia del figlio o il suo non voler essere allattato, come l’espressione della sua incapacità di mamma.
Altri fattori di rischio possono essere i conflitti nella relazione di coppia precedenti alla gravidanza, difficoltà economiche, la mancanza di una rete amicale.
Nel periodo successivo al parto può essere di enorme aiuto il supporto dei familiari, sia nelle attività quotidiane sia come vicinanza affettiva.
Anche il partner ha un ruolo essenziale nel prevenire la comparso di sintomi depressivi.
Di particolare importanza è, inoltre, il riuscire a mantenere i contatti con gli amici.
A causa del mito della madre felice, le donne possono sentirsi in colpa e vergognarsi di sentirsi stanche e desiderose di momenti solo per sé.
Questo può indurre le neomamme a non esprimere le proprie difficoltà e a non chiedere aiuto.
È essenziale, dunque, che i familiari e il partner le stiano vicino e che, qualora si evidenzino dei segnali che possano far pensare alla possibilità di una depressione post-partum, incoraggino la donna ad esprimere le sue difficoltà e le suggeriscano di rivolgersi a degli specialisti.
In presenza di una depressione post-partum la psicoterapia o la partecipazione a terapie di gruppo con altre donne si sono dimostrate strumenti efficaci per permettere alla madre di recuperare le proprie capacità, la propria autostima e per permettere lo sviluppo di un buon rapporto con il proprio figlio.
Dott. Francesco Scaccia
Psicologo Psicoterapeuta
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Bibliografia
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