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Dott. Francesco Scaccia
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Dott. Francesco Scaccia Psicologo
Cibo e Psicologia
Le Abbuffate
28.10.2018
Abbuffate
Abbuffate

Il cibo è un elemento essenziale della nostra vita.

Mangiare rispondere a bisogni fisiologici e dunque non possiamo fare a meno di nutrirci.

Il mangiare però non si associa solo a bisogni fisici.

Il cibo, infatti, si lega strettamente anche ad altri tipi di necessità, come il bisogno di affetto, di cure, di socializzazione e riconoscimento sociale.

Ciò che si mangia e come si mangia rappresenta, ad esempio, un elemento di appartenenza al proprio gruppo sociale.

Si pensi, ad esempio, alle rigide regole alimentari ebraiche oppure ai rituali legati al cibo nella società cristiana.

Il cibo, inoltre, rappresenta un elemento importante di appartenenza alla propria famiglia.

Mangiare un particolare cibo ci fa rivivere i momenti passati insieme ai nostri genitori.
Si attivano i ricordi della nostra infanzia, di quando, ad esempio, la nostra nonna ci cucinava il nostro piatto preferito.

Tutto questo ci fa comprendere come il cibo si leghi profondamente ad aspetti emotivi.

Questo, tuttavia, può innescare processi disfunzioaneli legati all’alimentazione.

Nel momento in cui si utilizza il cibo come “coccola”, in sostituzione di un affetto che non c’è, si corre rischio che il cibo si trasformi in una vera e propria droga, utilizzato come valvola di sfogo.

Le abbuffate compaio proprio quando, travolti da emozioni dolorose, non si trova l’appoggio e l’aiuto di cui si ha bisogno.

Il cibo così si trasforma in un sostituto di quell’affetto di cui ci si sente carenti e diventa una sorta di cura per la propria sofferenza ed è in queste situazioni che possono comparire le abbuffate.

Gli stati emotivi che si associano generalmente alle abbuffate sono:

  • ansia

  • depressione

  • stress

  • tentativo di inibire la propria aggressività

  • necessità di riempire un vuoto interiore costante

  • bassa autostima

  • bisogno di appagare un affetto insoddisfatto

  • solitudine

  • noia

La psicologia ha messo in evidenza come le prime relazioni instaurate durante l’infanzia siano molto importanti nel modulare il nostro rapporto con il cibo.

Alle origini delle abbuffate si ritrova spesso un legame di attaccamento ai propri genitori che è stato caratterizzato da trascuratezza, continue liti, espressione eccessiva dell’emotività.

Il bambino con il tempo può apprendere ad utilizzare il cibo come surrogato dell’affetto non ricevuto.

Questo rapporto con il cibo tende a mantenersi costante anche nella fase adulta, nonostante non siano più presenti le difficoltà dell’infanzia

La psicoterapia a questo punto può rappresentare uno strumento essenziale nella gestione e nel trattamento delle abbuffate.

Attraverso una terapia psicologica possono essere elaborate le ferite passate, rimaste per troppo tempo inascoltate.

La psicoterapia, inoltre, permette di giungere ad una maggiore consapevolezza di ciò che il cibo rappresenta per noi e riuscire così ad apprendere nuove modalità di gestione della sofferenza che si associa all’abbuffata.

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Bibliografia
  • Montecchi Francesco(2009). Il cibo-mondo, persecutore minaccioso, Franco Angeli.

  • Onnis Luigi (2014). Il tempo sospeso. Anoressia e bulimia tra individuo, famiglia e società, Franco Angeli.

  • Selvini Palazzoli, et al. (1998). Ragazze anoressiche e bulimiche. La terapia familiare, Raffaello Cortina Editore.

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