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Dott. Francesco Scaccia
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Il Triangolo Drammatico
di Karpman
vittima
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Spesso capita di essere parte o di aver assistito a relazioni disfunzionali caratterizzate da uno squilibrio di potere e responsabilità.

Il Triangolo di Karpman, conosciuto anche come Triangolo Drammatico, è un modello teorico utile per descrivere proprio questo tipo di relazioni disfunzionali.

Il tipo di rapporti presi in considerazioni sono relazioni triangolari in cui sono presenti tre “attori” che si differenziano ciascuno per il ruolo assunto all’interno dello schema relazionale: quello di vittima, persecutore e salvatore.

  • Il Carnefice è colui che agisce un potere autoritario, rigido ed unidirezionale sulla vittima. Tende ad essere oppressivo, giudicante, in alcuni casi violento.
    Secondo questo modello teorico, il ruolo del persecutore permette a colui che lo interpreta di evitare di prendere coscienza dei propri sentimenti e paure, offre l’opportunità dunque di non mettersi in discussione e non avvertire le proprie fragilità.

  • La Vittima è rappresentata da colui che subisce le angherie del carnefice e al tempo stesso le attenzioni e supporto dell’altro attore del triangolo, il salvatore.
    Questo ruolo offre la possibilità di mantenere costante la vicinanza al salvatore e ricevere in ogni momento affetto e conforto.
    Il ruolo mantiene dunque soddisfatto il bisogno di dipendenza della vittima e gli permette di non prendere in considerazione le proprie responsabilità su ciò che gli accade, rimandando tutte le colpe al carnefice.

  • Il Salvatore è rappresentato da colui che cerca di difendere costantemente la vittima dal persecutore, offrendogli aiuto e supporto emotivo.
    Secondo il modello, questo ruolo permette a colui che lo interpreta di crearsi un’immagine di persona buona e giusta.
    Tuttavia, spostando tutte le attenzioni sulla vittima, il salvatore tende anche ad evitare i propri problemi, mantenendoli così inalterati ed evitando di doverci fare i conti.

Questi tre ruoli generalmente vengono interpretati da tre persone in costante interazione in maniera rigida ed è per questo che si fa riferimento al modello del triangolo.

Il ruolo interpretato da ciascuno, infatti, tende ad alimentare le caratteristiche relazionali dell’altro.

Ad esempio, l'aiuto costante offerto dal salvatore alla vittima non permette a quest'ultima di prendere in considerazione le proprie responsabilità e, soprattutto, di sviluppare risorse che gli permetterebbero di uscire da questo ruolo, costringendola a rimanere nella posizioni inferiore e bisognosa.

Viceversa, i costanti attacchi al persecutore non permettono a questo di poter riflettere sulle proprie azioni, dovendosi costantemente difendere dalle accuse hi che riceve dagli altri due membri dello schema.

Generalmente le persone che fanno parte del triangolo drammatico non sono consapevoli del ruolo che interpretano e di come le loro azioni tendano ad alimentare un rapporto triadico disfunzionale.

Si concentrano, infatti, solo su alcuni aspetti dell’interazione.

La vittima si sente costantemente maltrattata e non si accorge delle proprie responsabilità nel mantenere inalterata la situazione.

Il persecutore tende a vedere solo i difetti della vittima e non si accorge di come egli spinga quest’ultima in una posizione di impossibilità di reagire. Il salvatore non offre la possibilità alla vittima di sviluppare risorse.

In alcune situazioni, tuttavia, può accadere che i ruoli cambino.

Un cambiamento tipico è quello del salvatore che, stanco di dover costantemente offrire il proprio aiuto alla vittima che tende a non ascoltare e mettere in pratica i suoi consigli, si trasforma egli stesso nel persecutore spingendo così il carnefice originario in una posizione nuova, quella di dover difendere la propria vittima da colui che in passato era il suo salvatore.

Di solito è molto difficile uscire da questo schema relazionale perché, come visto in precedenza, tende ad alimentarsi costantemente in un modo inconsapevole. Per poter interrompere questo ciclo relazionale disfunzionale la prima cosa necessaria da fare è dunque riconoscere di essere parte di questo schema.

Un percorso di psicoterapia può aiutare ciascuno dei tre attori a sviluppare una maggiore consapevolezza delle proprie azioni e del ruolo giocato nello schema.

Grazie all’aiuto di uno psicologo si ha la possibilità, infatti, di potersi osservare attraverso un nuovo sguardo che permette di intravedere nuove possibilità di azione che posso permettere di uscire da schemi rigidi che tendono a produrre sofferenza e, in alcuni casi, sintomi psicologici come ansia e depressione.

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Bibliografia

  • Ackerman N.W. (1999). Psicodinamica della vita familiare. Diagnosi e trattamento delle relazioni familiari, Bollati Boringhieri.
  • Caillé Philippe (2007). Uno e uno fanno tre. Quale psicoterapia per la coppia di oggi, Armando Editore.
  • Malagoli Togliatti et al. (2003). La psicoterapia con la coppia, Franco Angeli.
  • Scabini E., Iafrate R. (2003). Psicologia dei legami familiari, Il Mulino.


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