Il conflitto in psicologia viene definito come la situazione in cui due tendenze di valore approssimativamente uguale ma dirette in senso opposto agiscono simultaneamente sull’individuo.
La tendenza, ad esempio, a comportamenti in qualche modo incompatibili come la cura della propria salute attraverso un’alimentazione sana e il vizio del fumo.
Si definiscono tendenze appetitive o attrazione quelle rivolte al raggiungimento di un obiettivo, come la tendenza alla cura del proprio aspetto al fine di conquistare la persona amata.
Tendenze avversative o avversione quelle volte ad evitare eventi negativi, come la tendenza alla guida sicura per evitare multe o incidenti.
Dall’incrocio di questi due tipi di tendenze si possono creare quattro possibili situazioni conflittuali.
- Presenza di un conflitto tra due tendenze appetitive.
Il soggetto si trova di fronte alla scelta tra due obiettivi positivi perché la situazione impedisce il raggiungimento di entrambi.
È in genere il tipo di conflitto più innocuo perché la scelta comporta in qualsiasi caso il raggiungimento di qualcosa di attrattivo.
La scelta tra due obiettivi positivi può risolversi o perché la situazione cambia permettendo il raggiungimento di entrambi o perché uno dei due obiettivi acquisisce maggiore attrattiva per la persona.
Una volta avvenuta la scelta si osserva il processo cognitivo che porta all’esaltazione della scelta fatta e svalutazione dell’altra opzione.
- Conflitto tra una tendenza appetitiva ed una oppositiva.
Si presenta quando una scelta porta con sé aspetti positivi e negativi come, ad esempio, soddisfare la propria golosità ma ricevere una punizione per aver mangiato tutta la marmellata.
In queste situazioni si può creare una situazione di stallo e ambivalenza che impedisce la scelta.
- Conflitto tra due tendenze oppositive.
Di fronte a due scelte entrambe con aspetti negativi si tende a risolvere il conflitto di decisione scegliendo l’opzione con meno aspetti negativi o fuggendo dalla scelta.
In situazioni gravi può portare a disturbi del comportamento come nel caso in cui una persona debba scegliere tra il non dar da mangiare ai propri figli perché senza lavoro o guadagnare denaro per mantenere la propria famiglia ma attraverso attività illegali.
- Conflitto tra due tendenze sia positive che negative.
Un esempio può essere rappresentato dal cambio di lavoro che può portare ad un maggiore stipendio ma, allo stesso tempo, ad un minore tempo libero.
In questi casi le persone cercano di assecondarle entrambe non riuscendo a giungere ad una decisione definitiva ed esponendosi così costantemente al conflitto.
La frequente esposizione a situazioni conflittuali può portare allo sviluppo di angosce e stati nevrotici durevoli.
Le scelte che possono generare maggiore ansia non sono quelle tra oggetti o obiettivi ma tra valori.
Un esempio è il conflitto tra ruoli.
Si pensi alla difficile situazione tra dover scegliere tra le richieste che vengo dal proprio capo di lavoro e le richieste del partner di maggiore tempo libero ed energie dedicate alla famiglia.
Altro esempio è quello di un figlio che si ritrova a dover/voler soddisfare le opposte aspettative dei propri genitori che lo spingono a raggiungere obiettivi di vita opposti.
Un meccanismo di risoluzione del conflitto è rappresentato dalla dissonanza cognitiva che si crea quando ci si trova di fronte a situazioni in cui le informazioni su cui si deve prendere una decisione sono contraddittorie.
Il meccanismo della dissonanza cognitiva permette di risolvere il conflitto attraverso l’esclusione dalla propria consapevolezza di informazioni che potrebbero creare ambivalenza in noi, con l’obiettivo di mantenere una certa coerenza interna.
Questo meccanismo aiuta le persone a non incolparsi eccessivamente per comportamenti incoerenti, come ad esempio mangiare un dolce durante la dieta, ma se utilizzato in maniera massiccia può portare all’autoinganno e a mette in atto comportamenti di cui si è poco consapevoli.
Come detto prima, se la persona si ritrova costantemente a dover rispondere a richieste opposte può rispondere cercando un compromesso, via più funzionale, o, in casi più gravi, con la scissione o la fuga, a volte anche attraverso la malattia che solleva la persona dalla scelta.
Dott. Francesco Scaccia
Psicologo Psicoterapeuta
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