Perché ci piace tanto il cinema?
Cosa avviene durante la visione di un film?
Il cinema è un’attività piacevole che ci permette di staccare dalla routine quotidiana per goderci una sorta di sogno ad occhi aperti.
Oltre all’aspetto ricreativo, durante la visione di un film avvengono dei processi psichici di cui non siamo pienamente consapevoli e che spiegano perché ci attrae così tanto il cinema.
Il cinema, infatti, ci dà la possibilità di immergersi in un’esperienza emotiva coinvolgente e ci permette di vivere ed esprimere le nostre emozioni in libertà.
Questo è possibile perché, pur nella completa concentrazione ed immersione nella trama del film, si mantiene una sorta di “distanza di sicurezza” da ciò che avviene sullo schermo.
Quello che vediamo, infatti, ci colpisce profondamente ma, allo stesso tempo, non essendo noi a vivere ciò che sta avvenendo nella storia, ci concediamo maggiormente la possibilità di entrare in contatto con alcuni argomenti difficili e dolorosi che, invece, cerchiamo di allontanare dalla nostra mente durante la vita di ogni giorno come, ad esempio, il tema della morte.
I film ci conducono in una dimensione immaginativa, differente dalla realtà concreta ma allo stesso tempo non del tutto separata da essa.
Tale dimensione, reale ed irreale allo stesso tempo, ci consente di fare collegamenti con la nostra vita, con quella delle persone a cui siamo legati, offrendoci però un salvagente dalla possibilità di essere travolti dal vissuto emotivo.
Quando si guarda un film, infatti, si è consapevoli che la sua durata è limitata e, dunque, anche le risonanze emotive che si attivano in noi si placheranno una volta giunti alla conclusione della visione.
La posizione di spettatore, infatti, ci aiuta a lasciarci andare e sperimentare emozioni profonde che spesso si ricollegano alla nostra vita e alle nostre esperienze vissute ma, allo stesso tempo, la consapevolezza che ciò che si sta provando in quel momento non è direttamente collegato a noi ma suscitato da ciò che si sta osservando, ci consente di mantenere una posizione più distaccata e dunque maggiormente controllabile.
Guardando un film non possiamo fare a meno di immedesimarci nei protagonisti, identificandoci in loro, nelle loro azioni, emozioni e pensieri.
È proprio il processo di identificazione con il personaggio cinematografico che permette di vivere esperienze nuove che nella realtà ci spaventano.
Immedesimarsi nella vita dei personaggi consente di fare riflessioni su di noi, prendendo spunto dal loro modo di affrontare le difficoltà, osservando cosa succederebbe se ci comportassimo come loro.
I meccanismi psichici principali che si attivano guardando un film sono la proiezione e l’identificazione.
Durante la visione noi tendiamo a proiettare, ovvero ad attribuire nostre caratteristiche personali all’attore e ciò, grazie all’identificazione con esso, ci permette di soddisfare, seppur a livello immaginario, le nostre aspirazioni, i nostri bisogni.
È per questo che spesso, quando si esce dal cinema, si avverte una strana sensazione, come di essersi liberati da un qualcosa di cui non si comprende completamente l’identità.
I film, dunque, attivano in noi un processo catartico che consiste nella liberazione di sentimenti rimasti bloccati nel profondo per vario tempo.
Nell’identificarsi con i personaggi, inoltre, sperimentiamo una sorta di appagamento psichico di pulsioni rimaste insoddisfatte.
È stato scoperto che osservando un’altra persona, le sue azioni, i suoi discorsi, si crea in noi una modificazione a livello cerebrale dovuta all’attivazione di specifici neuroni definiti neuroni specchio.
Il nostro sistema nervoso, attraverso proprio l’attività dei neuroni specchio, si attiva allo stesso modo in cui si attiverebbe se fossimo noi a compiere le azioni che osserviamo messe in atto da qualcun altro.
È proprio l’attività dei neuroni specchio che sta alla base del processo di identificazione.
Quando siamo al cinema, dunque, pur mantenendo la posizione di spettatore e rimanendo seduti sulla nostra poltrona, il nostro sistema cerebrale si attiva come se fossimo proprio noi stessi a vivere le vicende dei personaggi del film, consentendoci di immedesimarci e vivere attraverso loro vite differenti dalla nostra, esprimere emozioni rimaste silenti per troppo tempo.
I film, inoltre, attivano in noi un processo di simbolizzazione attraverso cui poter organizzare emozioni, pensieri, percezioni vissuti e a cui non siamo stati in grado di dare forma.
Negli ultimi anni gli psicologi hanno maggiormente preso in considerazione il potere terapeutico di un film e si stanno diffondendo sempre più attività di cineterapia che, proprio attraverso la visione di film accuratamente scelti, supportano i pazienti nel loro processo psicoterapeutico.
La visione di un film, infatti, ha effetti diretti sui nostri sistemi percettivi ed inoltre, se accompagnata da un lavoro di psicoterapia, il film agevola l’intervento terapeutico.
La funzione di mediazione del film, infatti, ci permette di entrare in contatto con parti profonde di noi in maniera più cognitiva e quindi maggiormente obiettiva, aiutandoci ad apprendere nuovi comportamenti funzionali osservati sullo schermo, sviluppando le capacità di empatia e di entrare in contatto con i propri sentimenti.
Tra i benefici riconosciuti si possono indicare:
- lo sviluppo di capacità di problem-solving attraverso l’osservare la modalità messe in atto dai personaggi di fronte a situazioni problematiche;
- lo sviluppo di capacità di riflessione sulle proprie modalità relazionali attraverso l’osservazione di come i vari personaggi si relazionano tra loro;
- l’incremento della capacità di gestione delle emozioni grazie al vivere i propri sentimenti attraverso i personaggi;
- lo sviluppo di capacità empatiche;
- una maggiore consapevolezza dell’esistenza di vari punti di vista;
- lo sviluppo di capacità di simbolizzazione;
- l’apprendimento cognitivo attraverso l’attivazione emotiva data dall’immedesimazione.
Di seguito un breve elenco di film su tematiche psicologiche specifiche.
DEPRESSIONE
- Blue Jasmine (Woody Allen, 2013)
- Revolutionary road (Sam Mendes, 2008)
- The hours (Stephen Daldry, 2002)
SCHIZOFRENIA
- A Beautiful mind (Ron Howard, 2001)
- Spider (David Cronenberg, 2002)
- Qualcuno volò sul nido del cuculo (Milos Forman, 1975)
DISTURBI DI PERSONALITA'
- Ragazze interrotte (James Mangold, 1999)
- In cerca di Mr Goodbar (Richard Brooks, 1997)
DISTURBI ALIMENTARI
- Hungy Hearts (Saverio Costanzo, 2014)
- Briciole (Ilaria Cirino, 2005)
DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO
- Qualcosa è cambiato (James Brooks, 1997)
DIPENDENDA DA ALCOOL E STUPEFACENTI
- Trainspotting (Danny Boyle, 1996)
- Via da Las Vegas (Mike Figgis, 1995)
Dott. Francesco Scaccia
Psicologo Psicoterapeuta
Roma e online
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Bibliografia
- Lingiardi Vittorio (2004). La personalità e i suoi disturbi, Milano, Il Saggiatore.
- Musatti C. (1963). Problemi psicologici del cinema, Cinestudio, n° 9.
- Salvatore Ignazio (1994). L’analista in celluloide. La figura dello psicoterapeuta al cinema, Milano, Franco Angeli.
- Caterina Selvaggi (2013). “Cinema e Scienze umane”, Psicobiettivo, n.3, p.167-178 Milano, Franco Angeli.
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