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Dott. Francesco Scaccia
Psicologo Psicoterapeuta
 
Dott. Francesco Scaccia Psicologo
Alessitimia
L'impossibilità di dare voce alle emozioni
30.06.2017
emozioni
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La parola alessitimia (dal greco a-: mancanza, lexis: parola e thymos: emozione) significa letteralmente: “non avere le parole per le emozioni”.

L’alessitimia, infatti, indica una particolare condizione di marcata difficoltà nel percepire le proprie emozioni, nel distinguerle le une dalle altre e nell’esprimere a parole i propri vissuti emotivi.

Il termine è stato coniato negli anni ’70 da Nemiah e Sifneos che, attraverso studi scientifici, riuscirono a dimostrare che in alcune persone erano presenti difficoltà nella sfera affettiva non per una inibizione delle emozioni ma per un’incapacità nella loro espressione.

L’alessitimia, dunque, non riguarda persone insensibili o distaccate ma individui che manifestano una vera e propria sindrome, caratterizzata non dall’incapacità di provare emozioni ma dalla difficoltà nella loro elaborazione cognitiva e nella comunicazione agli altri.

Le caratteristiche più comuni nei soggetti alessitimici sono:

  • difficoltà nel distinguere un’emozione dall’altra (es., la noia dalla tristezza)

  • difficoltà nel distinguere le emozioni dalle sensazioni corporee (es., l’ansia dal mal di stomaco)

  • incapacità nel comunicare agli altri le proprie emozioni

  • limitate capacità immaginative (poca fantasia)

  • discorsi collegati più ad aspetti pratici che cognitivi e relazionali

L’alessitimia generalmente colpisce solo alcune aree della persona, non rappresenta dunque una sindrome generalizzata ad ogni aspetto di vita.

È stato osservato, infatti, come ogni soggetto alessitimico si differenzi dagli altri per una maggiore o minore difficoltà nell’espressione di alcune emozioni rispetto ad altre e in alcune situazioni specifiche.

L’alessitimia è associata alla capacità di regolazione delle emozioni.

Le persone che hanno difficoltà nel comunicare e condividere con gli altri le emozione vissute, infatti, mostrano forti difficoltà nella capacità di regolare i propri vissuti affettivi con scoppi di collera o pianto a cui non sano dare una motivazione.

Non riuscendo a comunicare le proprie emozioni non possono nemmeno beneficiare degli effetti positivi della condivisione con gli altri, le loro relazioni sono basate su aspetti concreti e pratici.

L’alessitimia, inoltre, è spesso collegata a patologia psicosomatiche.

Si è rilevato, infatti, come un’ampia percentuale di soggetti che manifestano malattie psicosomatiche presentano anche una grave incapacità alessitimica.

Anziché esprimere a parole i propri vissuti tendono a manifestarli attraverso il proprio corpo o con azioni fisiche non volontarie.


Come si sviluppa la Sindrome di Alessitimia?

La teoria più accreditata sullo sviluppo dell’alessitima considera alla base di questa sindrome un rapporto disfunzionale con le figure di accudimento durante la prima infanzia.

Durante i primi mesi di vita, infatti, il bambino non è in grado di regolare i propri stati fisici (es. la fame) ed emotivi (es. la paura o la rabbia) e quindi necessita del supporto degli adulti di riferimento.

È dunque necessaria una buona sincronizzazione tra i bisogni del bambino e quelli dell’adulto e una buona capacità dei genitori di riconoscere le necessità del piccolo.

Quando i genitori non riescono a sintonizzarsi con gli stati interni del proprio figlio, non sono in grado di contenere e regolare i suoi vissuti emotivi.

L’emozione permane, di conseguenza, ad uno stadio primitivo che il bambino vive come potenzialmente pericolosa.

Per cercare di contenere l’ondata emotiva il bambino a questo punto non può fare altro che mettere in atto massicci meccanismi difensivi.

Questa modalità di distacco dalla propria affettività appresa nella prima infanzia, con il tempo, tenderà a ripresentarsi in maniera sempre più frequente ed automatica, fino a strutturarsi in età adulta in una vera e propria sindrome: l’alessitimia.

Crescendo queste persone tenderanno a creare rapporti simbiotici con gli altri e relazioni di forte dipendenza per la necessità di avere costantemente qualcuno che li aiuti a gestire i loro stati affettivi.

Si comprende come per queste persone la fine di un rapporto rappresenti un vero e proprio trauma che portare anche allo sviluppo di gravi patologie psicosomatiche come l’anoressia.

Un percorso di psicoterapia può essere molto utile per le persone affette da alessitimia.

Attraverso una terapia con uno psicologo, infatti, possono diventare maggiormente consapevoli dei propri stati affettivi, apprendendo a dare loro un nome così da riuscire a differenziare un’emozione da un’altra e quindi ad essere in grado di regolarle in maniera più funzionale.

Inoltre, possono diventare maggiormente competenti nel processo di simbolizzazione che li aiuterà ad esprimere le emozioni non più con il proprio corpo ma attraverso comunicazioni verbali, potendo così giovare degli effetti benefici di una relazione interpersonale.

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Bibliografia

  • Grotstein, J. (1986). "The psychology of powerlessness: disorders of self-regulation and interactional regulation as a newer paradigm for psychopathology", in Psychoanalytic Inquiry, n.6, p.93-118.

  • McDougall Joyce (1990). Teatri del corpo. Un approccio ai disturbi psicosomatici, Milano, Raffaello Cortina Editore.

  • Solano Luigi (2001). Tra mente e corpo. Come si costruisce la salute, Milano, Raffaello Cortina Editore.

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