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Dott. Francesco Scaccia
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Dott. Francesco Scaccia Psicologo Psicoterapeuta
Famiglia e Adozione
adozione
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L’adozione è una forma antica di fare famiglia.

In tutte le civiltà possiamo ritrovare nuclei familiari adottivi che nascevano con lo scopo di assicurare una discendenza e quindi la sopravvivenza della stirpe.

Nell’età moderna, l’adozione ha assunto un nuovo significato.

Fulcro di queste famiglie è la funzione di riparazione affettiva che consiste nell’offrire affetto e amore a dei bambini privi di un adeguato contesto familiare.

L’Italia oggi è al secondo posto nel mondo per numero di adozioni internazionali.

Questo dato ci fa comprendere l’attenzione che, negli ultimi anni, è stata data ai bisogni e alle eventuali problematiche di queste famiglie.

La famiglia adottiva nasce da una duplice mancanza: la possibilità per il bambino di vivere con i propri genitori naturali e la possibilità per i genitori adottivi di mettere al mondo un figlio proprio.

Se l’adozione ha lo scopo di compensare queste due mancanze il rischio è che si possano generare difficoltà nel processo di costruzione del nucleo familiare.

Il lutto, infatti, non va nascosto né compensato ma integrato in un progetto generativo di legami affettivi.

Un altro elemento che può mettere a rischio un’adozione è il tema della differenza.

La percezione di essere differenti è sempre presente nelle famiglie adottive, soprattutto in quelle nate da un’adozione internazionale.

Nella famiglia biologica il dato di partenza è la somiglianza, appartenenza e continuità.

Si pensi, ad esempio, alle somiglianze che fin dalla nascita gli adulti cercano di intravedere tra il nuovo nato e i suoi genitori.

Nelle famiglie adottive, invece, la differenza e discontinuità è l’elemento che si trova al primo posto nella fase di creazione del sistema familiare.

Gli studi mostrano quattro differenti possibilità di trattare la differenza e l’appartenenza:

  • famiglie che considerano l’adozione e dunque la differenza come un valore aggiunto ed elemento creativo della propria identità;

  • famiglie che tentano in ogni modo di eliminare la differenza: i genitori cercando di assimilare il più possibile il bambino alla propria cultura, ai propri valori, modi di fare e di essere. Il bambino, per la paura di essere rifiutato, cerca in ogni modo di apparire il più possibile simile ai propri genitori adottivi;

  • famiglie in cui i genitori cercano di assimilare il minore ai propri valori ma il minore si oppone mantenendo la sua peculiarità e la sua appartenenza ad una storia precedente;

  • famiglie che tentano in ogni modo di dissimulare la differenza e nascondo agli altri ma anche a se stessi l’adozione.

Queste differenti modalità di trattare la differenza possono portare a differenti processi nel bambino adottato:

  • il figlio può integrare la sua storia precedente a quella presente, in un arricchimento della propria identità personale;

  • il bambino percepisce il rifiuto della sua storia passata con la conseguente perenne sensazione di essere un estraneo alla famiglia adottiva;

  • figli con un’identità sospesa in costante attesa di essere accettato e assimilato alla nuova famiglia;

  • figli che tentano di nascondere il proprio passato e che possono sviluppare un’area non integrata nella propria identità.

Gli studi psicologici mostrano che l’accoglienza e l’apprezzamento della diversità è ciò che permette un sano riconoscimento reciproco che permette al minore un contesto di crescita idoneo.

Il figlio adottato si domanda costantemente “chi sono?”, “da dove vengo?”.

Compito dei genitori è di aiutare il bambino a rispondere a queste domande, supportandolo nel ripercorre la propria storia, spesso dolorosa, e nell’integrare la propria storia passato a quella presente all’interno di un rapporto genitoriale consistente ed accogliente.

In questo processo di elaborazione cognitiva ed emotiva è anche importante rispettare i suoi tempi.

Spesso, infatti, spinti dal desiderio di aiutarlo, i genitori adottivi cercano di offrire al proprio figlio una vita “normale” il più velocemente possibile senza tenere conto che la costruzione di una famiglia richiede tempo.

Inoltre, il desiderio degli adulti di voltare pagina dal dolore di non aver potuto mettere al mondo un proprio figlio e dalle difficoltà che spesso accompagnano il lungo iter adottivo può avere come conseguenza di sottovalutare l’entità delle proprie ferite emotive e di quelle del proprio bambino.

Tutto ciò dimostrano l’importanza di accompagnare le famiglie adottive non solo nella fase pre-adottiva ma anche in quella successiva all’adozione.

Una psicoterapia familiare possono permettere al bambino di elaborare la sofferenza per la perdita della propria famiglia biologica e gli eventuali traumi subiti in passato.

La terapia familiare può aiutare ad impedire che si sviluppino meccanismi di difesa legati all’evitamento del dolore e della delusione che possono portare con il tempo allo sviluppo di difficoltà psicologiche o alla crisi dell’adozionestessa.

Percorsi di supporto psicologico alla genitorialità permettono ai genitori adottivi di sviluppare ed incrementare le proprie capacità nell’offrire vicinanza e supporto al proprio figlio.

Ogni membro delle famiglie adottive vive, soprattutto nel primo periodo, la costante paura di abbandono e rifiuto reciproco.

Il supporto psicologico può aiutare a superare questo clima di sofferenza trasformandolo in un clima di generatività.

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Bibliografia

  • Cancrini Luigi (2012). La cura delle infanzie infelici, Raffaello Cortina Editore.

  • Malacrea Marinella (2018). Curare i bambini abusati, Raffaello Cortina Editore.

  • Scabini E., Cigoli V. (2012). Alla ricerca del famigliare, Raffaello Cortina Editore.

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