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Francesco Scaccia Psicologo
Adolescenza
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L’adolescenza è un argomento di cui molto si parla.

Ogni anno vengono pubblicati nuovi libri ed ogni giorno, in televisione o sui giornali, si affacciano esperti del tema.

Ma cos’è l’adolescenza?

Ecco una descrizione offerta da Ackerman:

“Insicurezza, instabilità degli stati d’animo e delle azioni, egocentrismo, pulsioni sessuali, esibizionismo, preoccupazione per il proprio aspetto fisico e la propria salute, paura di esporsi, l’impressione di essere diversi, ribellione, suggestionabilità all’influenza esterna”.

Descrivere gli aspetti esteriori dell’adolescenza può essere abbastanza semplice.

Più complicato è comprendere cosa ci sia dietro queste manifestazioni.

Nonostante il tanto parlare, infatti, l’adolescenza resta uno dei periodi della vita ancora oggi meno conosciuto.

Questa mancanza di chiarezza deriva da molti fattori.

Il primo, certamente, è rappresentato dalla difficoltà nel definire con precisione i confini temporali della fase adolescenziale del ciclo di vita.

L’adolescenza, infatti, a differenza di altri periodi di sviluppo, non segue un percorso lineare ma si caratterizza per un continuo movimento di crescita e regressione.

L’adolescente, infatti, vive un periodo importante di transizione, dalla fase “protetta” dell’infanzia alla fase "adulta" della vita.

In questo passaggio, il giovane si trova a dover mettere in discussione i vecchi punti di riferimento.

Ciò che ha appreso nell’infanzia deve essere necessariamente riadattato per rispondere alle nuove richieste che la vita gli mette di fronte.

L’incontro con il mondo al di fuori della famiglia spesso spinge il giovane, non solo a modificare ma anche a dover abbandonare alcune modalità di espressione e relazione tipiche dell'infanzia.

Il cambiamento è ciò che spaventa maggiormente i giovani.

Non possono più fare totalmente affidamento sui propri genitori ma, allo stesso tempo, non posseggono ancora una struttura interna solida che gli permetta di affrontare in autonomia le possibili avversità.

Questa preoccupazione spiega in parte la tendenza all’uniformità degli adolescenti.

Sentirsi parte di un gruppo, condividere gli stessi gusti musicali, lo stesso abbigliamento, gli stessi modi di esprimersi, offre loro quel minimo di sicurezza da permettergli di approcciarsi al mondo.

Il gruppo, dunque, come ponte tra l’interno della propria famiglia e l’esterno rappresentato dalla società adulta, tra il passato e il futuro.

Assumono sempre più valore nuovi contesti, la scuola, gli amici, i primi lavori, la società in senso lato.

La messa in discussione dei modelli genitoriali è un evento sano e naturale dello sviluppo.
Una loro passiva accettazione, infatti, può condurre il giovane ad un blocco evolutivo senza via d’uscita.

D’altra parte, un rifiuto totale dei vecchi modelli potrebbe indurre nel giovane uno stato di forte disorientamento.

È dunque essenziale che in questa fase il ragazzo sia supportato nel processo di integrazione, nella propria personalità, delle caratteristiche genitoriali che valuta utili e nel rigetto di quelle che valuta negative o non adatte a lui.

L’adolescente, inoltre, non è solo spaventato dal contatto con la realtà esterna, vi è anche una realtà più intima che lo spinge a cambiare.

I cambiamenti corporei della pubertà rientrano, infatti, nelle dinamiche tipiche di questa fase di vita.

L’adolescenza, infatti, si annuncia attraverso il corpo.

Il giovane inizia ad esporlo, manipolarlo (tatuaggi, piercing, diete, sport, …).

Si comprende quindi il perché, proprio in questa fase, facciano la comparsa alcune psicopatologie legate alla corporeità (anoressie e bulimie in primis).

Al fine di aiutare il giovane in questa fase delicata e di supportarne lo svincolo, è necessaria, in primis, una maggiore disponibilità all'ascolto da parte degli adulti.

I genitori, tuttavia, non si devono limitare ad aiutare il ragazzo attraverso comprensione e affetto.

I genitori, attraverso il loro rapporto, devono offrire all'adolescente la testimonianza che sia possibile creare un contesto di amore e sostegno reciproco.

I figli, osservando i genitori, devono apprendere che crescendo avranno la reale possibilità di costruire con un'altra persona una relazione sana di amore reciproco.

Questo vale sia per le coppie unite, sia per le coppie separate.

Anche due ex coniugi, infatti, possono testimoniare che, al di là delle incomprensioni, è possibile supportarsi reciprocamente.

Quando, al contrario, la coppia genitoriale, unita o separata, vive in un clima di costante rancore e attacco reciproco, nel figlio adolescente si viene a creare la sfiducia nella relazione, nel proprio futuro, con conseguente profondo malessere interiore e, in alcuni casi, sviluppo di gravi psicopatologie.


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Bibliografia

  • Ackerman N. W. (1999). Psicodinamica della vita familiare. Diagnosi e trattamento delle relazioni familiari, Torino, Bollati Boringhieri.

  • Andolfi M.; Mascellanni A. (2010). Storie di adolescenza. Esperienze di terapia familiare, Milano, Raffaello Cortina.

  • Charmet Pietropolli G. (2014). Fragile e spavaldo. Ritratto dell’adolescente di oggi, Roma, Laterza.

  • Malagoli Togliatti M., Lubrano Lavadera A. (2000). Dinamiche relazionali e ciclo di vita della famiglia, Bologna, Il Mulino.

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